Irene preferirebbe stare su una tela, fissa per sempre in un punto, senza doversi muovere, gestire, vivere. Ferma, come un'opera d'arte, che ha un suo valore e lo racconta senza vincoli. E invece lei vaga, priva di una cornice che delimiti le sue paure e le sue difficoltà a sentirsi parte del mondo. Domande buone non se le sa porre, ma non cessa di dialogare con l'antico, interrogando i miti nella speranza di sciogliere la sua disordinata matassa. Instancabilmente alla ricerca di un Teseo che la porti via dalla sua terra.