La Bigia varcò il cancello del Brefotrofio di Milano, il cancello di ferro bruno spalancato nel mattino di maggio.
Attraversò il giardino, salì la grande scala bianca e giunta al primo piano, attese nella sala comune.
Fra il gruppo delle nutrici di campagna, fresche contadine o artigiane floride, ella appariva la più alta, la più sana, la più bella. Era quel suo busto di ventitre anni, o quel tesoro di trecce bionde intorno al placido viso, o era quella sua espressione di salute appena tocca da un velo di malinconia, come un'ombra dinanzi a una stella?
Ella si presentava all'Istituto di Assistenza Pubblica per domandare una creatura in allattamento.
La levatrice anziana che aveva assistito alla visita sanitaria, nell'aiutarla a rivestirsi le disse:
- Il salario è di ventiquattro lire mensili, più il corredo. E c'è l'obbligo, ad ogni sei mesi, di riportare il bambino per la visita -
- Lo so. - rispose calma la contadina. - Non è la prima di queste creature che allatto. -
La levatrice la fissò per un attimo e si ricordò.
- Ah, la Bigia! Scusatemi, non vi avevo riconosciuta. Mancavo da più di un anno e sono ritornata giusto ieri. Come va che venite a prendervi un altro baliatico? -
La Bigia chinò il capo e si vide più distinto scendere sul suo volto roseo il velo di malinconia.
- Mi è morto anche il secondo figlio, - rispose. - Una disgrazia di Dio, se sapeste! Almeno uno me ne fosse rimasto. -
- Ah, ma davvero lo dite? E di che malattia, benedetta? Chissà che dolore anche per vostro marito, povera gente. Così belli e giovani tutti e due! -
Scosse un momento la testa grigia, incanutita negli Istituti di beneficenza, poi domandò:
- E il piccolo Donato, ditemi, quell'esposto che avete preso qui dopo che avevate perduto il vostro primo bambino, è sempre con voi, è vero? -
Aggiunse subito, col viso compunto che precorreva la domanda incresciosa:
- E ha incominciato a parlare? -
La Bigia rispose:
- Qualche parola, sì, la dice. Non proprio come gli altri, ma mi contento. Non c'è più la paura che sia muto, ecco. -